venerdì 22 settembre 2017

UNA STORIA PER RIFLETTERE: Il talento emozionale

Un pomeriggio stava tornandosene a casa su un treno della metropolitana di Tokyo quando salì sulla vettura un operaio enorme, aggressivo, sporco e ubriaco fradicio. L'uomo, barcollando, cominciò a terrorizzare i passeggeri: bestemmiando, diede uno spintone a una donna che teneva un bambino in braccio, mandandola a cadere lunga distesa addosso a una coppia di persone anziane, che saltarono in piedi e si unirono al fuggi fuggi generale verso l'estremità opposta della vettura. L'ubriaco, assestando qualche altro ceffone (e, nella collera, mancando il bersaglio) afferrò il palo di metallo nel mezzo della vettura e con un ruggito cercò di estrarlo dal suo supporto. A quel punto, Terry, che era all'apice della condizione fisica grazie agli allenamenti quotidiani di otto ore di aikido, si sentì chiamato a intervenire, altrimenti qualcuno si sarebbe fatto male sul serio. Ma ricordò le parole del suo maestro: “L'aikido è l'arte della riconciliazione. Chiunque abbia in mente di combattere ha spezzato i propri legami con l'universo. Se cerchi di dominare gli altri sei già sconfitto. Noi studiamo come risolvere il conflitto, non come accenderlo”. In verità, quando aveva cominciato a prendere le sue lezioni, Terry aveva promesso al suo maestro che non avrebbe mai provocato un combattimento, e che avrebbe usato le sue capacità nelle arti marziali solo a scopo di difesa. Ora, infine, si vedeva offerta la possibilità di saggiare la propria abilità nella vita reale, in quella che era sicuramente un'occasione legittima. Così, mentre tutti gli altri passeggeri se ne stavano paralizzati sui propri sedili, Terry si alzò in piedi, lentamente e con fare deciso. Vedendolo, l'ubriaco ruggì: “Aha! Uno straniero! Ti ci vuole una bella lezione alla maniera giapponese!” e cominciò a ricomporsi per affrontare Terry. Ma proprio quando l'ubriaco era sul punto di fare la sua mossa, qualcuno proruppe in un “Hey!” assordante e stranamente gioioso. Il suono aveva il tono allegro di qualcuno che si fosse improvvisamente imbattuto in un carissimo amico. L'ubriaco, sorpreso, si girò e vide un minuscolo ometto giapponese, probabilmente sulla settantina, lì seduto avvolto nel suo kimono. Il vecchio guardava l'ubriaco con piacere e lo chiamò con un cenno leggero della mano e un allegro “Vieni qui”. L'ubriaco s'incamminò con un aggressivo “Perché diavolo dovrei parlare con te?”. Nel frattempo, Terry si teneva pronto ad atterrare l'uomo in un momento al minimo accenno di violenza. “Che cosa stai bevendo?” chiese il vecchio, con gli occhi fissi sull'uomo ubriaco. “Bevo sake, e non sono affari tuoi” grugnì in tutta risposta. “Oh, è fantastico, assolutamente fantastico” replicò il vecchio con tono cordiale. “Sai, anch'io amo il sake. Ogni sera, io e mia moglie (ha settantasei anni) scaldiamo una bottiglietta di sake e ce la portiamo fuori in giardino, e poi sediamo su una vecchia panca di legno...” E andò avanti parlando dell'albero di cachi che cresceva nel suo cortile, delle bellezze del suo giardino e del piacere di farsi un sake di sera. La faccia dell'ubriaco cominciò a distendersi mentre ascoltava il vecchio; i pugni si aprirono. “Già... anche a me piacciono i cachi” disse, con la voce strascicata. “Sì,” replicò il vecchio, con tono brioso “e sono sicuro che hai una moglie meravigliosa”. “No” disse l'operaio. “Mia moglie è morta...” Singhiozzando, si lanciò in un triste racconto spiegando come avesse perso la moglie, la casa e il lavoro, e di come si vergognasse di se stesso. Proprio in quel momento il treno arrivò alla fermata di Terry, e mentre scendeva dalla vettura, egli udì l'uomo con il kimono invitare l'ubriaco a unirsi a lui e a raccontargli tutta la storia, mentre quello crollava sul sedile, con la testa appoggiata nel grembo del vecchio.


Tratta da:Daniel Goleman,intelligenza emotiva